... e una lettera: due segni eloquenti del suo impegno sociale come cristiano
Lettera a “La Voce dei Berici” e “Il Giornale di Vicenza”
4 gennaio 2008
Sono
uno di quelli che dicono “no” a una nuova base militare USA a
Vicenza. L’ho detto ieri, lo ripeto oggi e non mi stancherò di
dirlo finché ne avrò le forze: “voce di chi non ha voce”.
Per
chiarire le idee a qualcuno, dico subito: questo mio “no” non
deriva dall’essere un comunista o un antiamericano. Io sono un
cristiano! Il Signore mi insegna ogni giorno a non avere nemici. “Il
Cristianesimo non è un insieme di idee, di filosofie; è una
Persona: Cristo. La vita cristiana non è un insieme di regole; è un
rapporto personale e comunitario con questa Persona“. Questa è la
catechesi insegnata da don Oreste Benzi.
Da
anni aderisco alla “Campagna Obiezione alle Spese Militari per la
Difesa Popolare Nonviolenta” che vuol dire: “Non un soldo per la
guerra, ma paghiamo per la pace: chiediamo la riduzione delle spese
militari; chiediamo che sia cambiato il modello di difesa; chiediamo
che venga istituito il Ministero della Pace“.
Per
grazia di Dio, da trent’anni appartengo alla comunità Papa
Giovanni XXIII e il mio domicilio si trova tra i poveri. Non per
questo mi sento a posto; con la preghiera e con delle buone letture
chiedo al Signore l’aiuto per convertirmi.
Sant’Agostino
in uno dei suoi discorsi diceva: “tu dai il pane all’affamato, ma
come sarebbe meglio se non dovessi dare il pane a nessuno, perché
tutti hanno il pane! Tu dai il vestito all’ignudo, ma come sarebbe
meglio se non dovessi dare il vestito a nessuno, perché tutti hanno
il vestito! Non dobbiamo coltivare i poveri per fare le opere di
misericordia, ma abbattere la miseria, così non ci sarà più
bisogno delle opere di misericordia! Bisogna rimuovere le cause che
creano l’ingiustizia per creare i cieli nuovi, la nuova terra dove
regna la giustizia di Dio”.
Prima
di parlare di chi muore di fame, di sete e di malattie, bisogna
parlare di chi ha il potere di mantenere le cose così come stanno.
Rimuovere le cause che creano i poveri, leggendo i segni dei giorni
nostri, richiede urgentemente a tutti il massimo di disponibilità e
di impegno.
La
nonviolenza non è “legge del minimo sforzo”; è invece “vino
nuovo in otri nuovi”; è sensibilizzazione per promuovere nuove
forme di linguaggi di comunicazione per un futuro smilitarizzato. Un
impegno duro, dato che chi affama è protetto dalle leggi. Lotta
nonviolenta è obiezione, non—collaborazione, disobbedienza civile,
che comportano il rischio per chi le pratica. “No dal Molin” per
me vuol dire tutto quanto ho scritto sopra.
E
voglio concludere citando un passo della lettera “L’obbedienza
non è più una virtù”, scritta da don Lorenzo Milani ai
cappellani militari: “Non discuterò qui l’idea di Patria in sé.
Non mi piacciono queste divisioni. Se voi però avete il diritto di
dividere il mondo in italiani e stranieri allora vi dirò che, nel
vostro senso, io non ho Patria e reclamo il diritto di dividere il
mondo in diseredati e oppressi da un lato, privilegiati e oppressori
dall’altro. Gli uni sono la mia Patria, gli altri i miei stranieri.
E se voi avete il diritto, senza essere richiamati dalla Curia, di
insegnare che italiani e stranieri possono lecitamente anzi
eroicamente squartarsi a vicenda, allora io reclamo il diritto di
dire che anche i poveri possono e debbono combattere i ricchi. E
almeno nella scelta dei mezzi sono migliore di voi: le armi che voi
approvate sono orribili macchine per uccidere, mutilare, distruggere,
far orfani e vedove. Le uniche armi che approvo io sono nobili e
incruente: lo sciopero e il voto”.
Pace
e Bene
Mario Catagini
Mario Catagini