Dal digiuno straordinario al consumo responsabile
ordinario
per custodire il nostro
territorio
La scelta straordinaria di don
Albino dei Beati i Costruttori di Pace, di mettere in atto il digiuno per
richiamare l’attenzione della popolazione e delle autorità alla questione
ambientale del nostro territorio, è una scelta davvero coraggiosa con una bella
testimonianza. Dobbiamo ringraziarlo per il coraggio e per aver suscitato
confronto, dibattito e unione di forze attorno alla questione del territorio del
Veneto, fortemente a rischio a causa di varie grandi opere volute dall’economia
del profitto.
Questa azione rimane, tuttavia,
straordinaria sia perché pochi la possono mettere in atto e sia perché il
digiuno (sciopero della fame) è uno strumento da utilizzarsi in caso di urgenza
e di emergenza.
Da questa forma straordinaria
bisogna passare ad una azione ordinaria: possibile a tutti i cittadini e
concreta nella propria vita quotidiana. La possiamo individuare nell’impegno del
consumo responsabile, critico e solidale che può essere messo in atto ogni
giorno, quando compriamo cioè nell’andare a fare la spesa.
Ecco una proposta quotidiana che
risponde alla domanda che mi hanno fatto varie persone in questi giorni: “Noi cosa possiamo fare per custodire il nostro
territorio?”.
La prima domanda da farsi è: dove andiamo fare la spesa? La scelta
di andare nei grandi centri commerciali, oppure negli ipermercati, non è la
stessa cosa come quando si va a fare la spesa nei negozi o direttamente dai
produttori, come fanno i gruppi di acquisto solidale (G.A.S.). La prima
significa sostenere l’economia dei colossi e delle grandi multinazionali che
sono i responsabili delle grandi opere che vogliamo realizzare oggi,
distruggendo tutto il tessuto socio-culturale e umano di un territorio. La
seconda scelta significa promuovere un’economia alternativa, sostenendo tutti i
piccoli e medi negozi che riescono ad occupare molta più gente a livello
lavorativo e che sono il tessuto di relazioni sociali e umane dei nostri paesi,
oppure organizzandosi e andare direttamente dai produttori per sostenere il loro
lavoro e il loro impegno di produrre nel pieno rispetto dell’ambiente.
Vandana Shiva, scienziata,
economista e ambientalista indiana, denunciava fortemente come il grande colosso
della Coca-Cola si era appropriata dell’acqua di una regione dell’India
prosciugando le falde acquifere della zona nel giro di soli due anni,
costringendo migliaia di donne a fare centinaia di chilometri per andare a
provvisionarsi di acqua. È bene prendere coscienza, che questa azione
distruttrice della multinazionale viene sostenuta da chi fa uso dei suoi
prodotti e non ha il coraggio di fare una scelta
alternativa.
La seconda domanda da farsi è: di chi sono i prodotti che compriamo?
Comprare prodotti di grandi imprese che sono responsabili dell’inquinamento
dell’ambiente, non è la stessa cosa acquistare prodotti della filiera che ha una
grande attenzione verso l’agricoltura naturale e biologica. La prima filiera di
produzione è altamente distruttrice dell’ambiente perché fa uso di molti
diserbanti, pesticidi e agro tossici; mentre la seconda è molto attenta al
rispetto della natura e del territorio. La scelta della filiera etica di
produzione è molto importante: per poter rispettare l’ambiente, pagare un prezzo
giusto ai produttori e rispettare i diritti dei lavoratori, così come fa il
commercio equo e solidale.
Come scrisse l’economista Leonardo
Becchetti, noi cittadini come consumatori abbiamo il “voto
nel portafoglio”. È vero, ogni volta che compriamo votiamo col nostro
portafoglio. Questo è un potere enorme nelle mani dei cittadini. Lo sappiamo
utilizzare? Ed è uno strumento quotidiano che ci pone davanti ad un bivio:
continuare a sostenere l’attuale economia di profitto, nelle mani delle
multinazionali (pensiamo al business mondiale del cibo che viene gestito da un
pugno di transnazionali); oppure promuovere un’economia alternativa, quella
etica, che mette al centro l’umanità e la terra, con una grande attenzione
all’ambiente, offrendoci inoltre prodotti di qualità che ci fanno bene alla
salute.
Qui sta l’azione quotidiana che ci
permette di indebolire, minando dal basso, il potere dei grandi colossi
economici che oggi vogliono usare il territorio veneto, cementificandolo
enormemente e realizzando una lunga lista di grandi opere. Dobbiamo ricordare
che dietro a questi grandi gruppi c’è la finanza speculativa, come pure, spesso,
anche la corruzione.
Per far capire meglio questo
potere del cittadino come consumatore, voglio ricordare che è stata sufficiente
la riduzione dei consumi di appena 3 o 4% per mettere in ginocchio grandi
multinazionali, come la Coca-Cola, dimostrandosi poi disponibili a
discutere. Recentemente, l’azione di una percentuale non rilevante
di cittadini del nostro territorio che hanno fatto la scelta di non andare a
fare la spesa alla domenica nei grandi centri commerciali, per poter vivere la
domenica delle 3 erre (relazioni, riposo e Risorto), ha contagiato la grande
catena di supermercati Famila, del
colosso Gdo, facendo la scelta di
non aprire più alla domenica, mossi dalla convenienza economica ma riscoprendo
pure l’etica nel rispettare il diritto del riposo domenicale dei propri
lavoratori e nel rispetto dell’ambiente.
Questa azione quotidiana,
possibile a tutti, deve essere vissuta a tre livelli: personale mediante una spesa giusta,
etica e solidale; comunitario
nell’organizzarsi come cittadini, così come fanno i gruppi di acquisto solidale
o i distretti di economia solidale; istituzionale con l’impegno politico
e di fare pressione alle
istituzioni locali, regionali e nazionali, così come fanno i tanti comitati e
presidi per la difesa del territorio.
Credo sempre
più, che questo sia lo strumento
potente, non violento e quotidiano che tutti possono e devono utilizzare per
custodire il proprio territorio: il
consumo responsabile e la finanza etica.
Tramonte (Padova)
27/08/2013
Adriano
Sella
(missionario del
Creato e coordinatore della Commissione diocesana Nuovi Stili di
Vita)