venerdì 10 giugno 2011

Invito delle Acli: quattro sì.


ROMA. In vista dell’ormai imminente referendum le Acli invitano a votare quattro sì ai quesiti proposti. 

Sull’acqua in particolare, si legge in un documento della presidenza nazionale, «si gioca una partita vitale per il futuro» perché «l’acqua è un bene comune, non un bene economico» e «non si possono creare profitti da un bene comune».

Anche sul nucleare, pur non avendo aderito al comitato referendario, le Acli invitano a votare sì per abrogare le norme che disciplinano il ritorno delle centrali in Italia. «Una scelta di buon senso dettata dal principio di precauzione che vale per noi in tutte le questioni nelle quali è in gioco il rapporto tra tecnica e vita». E in questo caso, almeno «allo stato attuale, i rischi sembrano prevalere sui benefici».

Infine il legittimo impedimento. Anche in questo caso le Acli non sono state tra i promotori, ma «chiamati a scegliere votiamo sì». «Sebbene il nostro Paese possa aver bisogno di garanzie per le alte cariche istituzionali – si legge nel documento – non può essere una legge ordinaria a introdurle attraverso una forzatura della maggioranza di governo. È necessaria invece una legislazione costituzionale approvata a larga maggioranza».

Anche monsignor Emidio Cipollone, arcivescovo di Lanciano-Ortona, ricorda che «l’acqua è un bene comune e tale deve rimanere». «Ci dicono che sarà l’"oro azzurro" dei prossimi anni, come il petrolio è stato l’"oro nero" per il Novecento: difendiamo l’acqua da ogni tipo di inquinamento, sia ambientale che egoistico, affinché rimanga una ricchezza comune e non un bene con il quale fare profitti». (M.Mu.)