Cari amici, vi ricordiamo che
giovedì 7 aprile 2011 alle ore 20.45
presso il Centro Culturale San Paolo
presso il Centro Culturale San Paolo
Viale Ferrarin 30 (possibilità di parcheggio) - 36100 VICENZA
per iniziativa dell'Associazione Salaam ragazzi dell'olivo - Vicenza, in collaborazione con il Centro culturale San Paolo - Onlus e con Pax Christi - Vicenzanell'ambito del ciclo CON LA PALESTINA NEGLI OCCHI
verrà proiettato il film
La sposa siriana
di Eran Riklis
Francia, Germania, Israele 2004, regia di Eran Riklis, drammatico, 97 min., cast Hiam Abbass, Makram J. Khoury, Clara Khoury, Ashraf Barhoum, Eyad Sheety, sceneggiatura Suha Arraf, Eran Riklis, musiche Philippe Eidel, fotografia Renato Berta, produzione: Bettina Brokemper, Antoine de Clermont-Tonnerre, Michael Eckelt, Eran Riklis; distribuzione: Mikado. Premi 2004 Montréal World Film Festival, "Grand Prix" (Miglior film), 2004 Flanders International Film Festival, "Miglior sceneggiatura", 2004 Festival internazionale del film di Locarno, "Premio del pubblico", 2005 Bangkok International Film Festival, "Golden Kinnaree Award" (Miglior film), 2005 European Film Awards nomination, "Miglior attrice" - Hiam Abbass
IL REGISTA: Nato a Gerusalemme, cresciuto tra gli Stati Uniti, il Canada e il Brasile, Eran Riklis si è diplomato alla National Film School di Beaconsfield, in Inghilterra, nel 1982. I suoi film, acclamati da pubblico e critica di tutto il mondo, lo hanno reso uno dei più conosciuti registi israeliani contemporanei. Tra i suoi titoli ricordiamo On a clear day you can see Damascus (1984, suo film d'esordio), Cup Final (1992, presentato a Venezia e Berlino), Zohar (1993, il più grande successo del cinema israeliano degli anni novanta), Vulcan Junction (2000), Temptation (2002) e La sposa siriana (2004), distribuito in tutto il mondo e vincitore di 18 riconoscimenti internazionali.
Oltre ai film per il grande schermo, Riklis ha diretto e prodotto documentari e serie televisive molto noti in patria, tra cui vanno menzionati The Truck, Cause of Death: Murder, Lucky, The Poetics of Masses , Borders. All'attività di regista, inoltre, ha affiancato negli ultimi anni anche quella di produttore per il cinema, con film come Until Tomorrow Comes (2004), Three Mothers (2006), Burning Muki (2008).
Con Il giardino di limoni partecipa al Festival di Berlino del 2008 e vince il Premio del Pubblico. L'ultimo suo film è Il responsabile delle risorse umane (2010).
LA TRAMA E LA CRITICA: Le alture del Golan sono state occupate da Israele a partire dal 1967 e da allora sono territori oggetto di contestazione da parte della Siria. In molti villaggi vive una popolazione a maggioranza drusa. Durante tre anni di viaggi, il regista Eran Riklis e la sceneggiatrice israelo-palestinese Suha Arra hanno raccolto testimonianze sulla zona di confine tra Israele e Siria proprio a ridosso delle alture del Golan. Il risultato di questo lavoro di ricerca, in cui gli autori sono venuti a conoscenza di storie drammatiche e bizzarre, è un film politico, arguto e velato a tratti da un'amara ironia. E’ la storia di Mona, che va in sposa ad un attore televisivo siriano, pur sapendo che una volta oltrepassato il confine siriano non potrà mai più fare ritorno alla propria famiglia.
In realtà il matrimonio è il presupposto di partenza, ma non è l'argomento principale del film. Nulla ci viene detto su come Mona e Tallel si siano conosciuti o perché si sposino o si amino, anche perché non si vedranno fisicamente che al momento delle nozze. Quello che davvero conta è la forza dinamica del matrimonio: esso di per sé è in grado di far venire alla luce le contraddizioni politiche, culturali e sociali all'interno di una piccola famiglia drusa del Golan. Così abbiamo un padre che non può partecipare al matrimonio perché gli è precluso l'accesso alle zone di confine militarizzate, un figlio non accettato dal padre perché ha sposato una donna russa, particolare contrario ai dettami delle gerarchie ecclesiastiche, ed un universo femminile in lenta ma inesorabile rivolta contro i valori di una società maschilista. In questo ultimo tema si nota il tocco di Suha Arra, molto nota per le sue idee moderne e progressiste. Le donne del film hanno legami molto stretti, che sfuggono a differenze generazionali, sociali o religiose, mostrando come sia impossibile che il loro silenzio sotterraneo duri ancora a lungo. Si parlano molte lingue nel film, proprio a rappresentare il quadro culturalmente eterogeno in cui si svolge la narrazione: ebraico, arabo, russo, francese ed inglese. Ma spesso è proprio questa differenza a impedire la comunicazione, anche all'interno della stessa famiglia.
Un film che vale la pena vedere per molte ragioni. Perché dà l'idea della situazione dei drusi del Golan, popolazione di cui non si parla molto, ma anche perché è un film poetico, fatto di piccoli gesti, di sguardi e di movimenti appena percettibili, messi tuttavia in evidenza da una regia sicura e discreta. Ma si può anche notare una certa ironia, soprattutto nel constatare come certe zone della terra, benché contese politicamente, nella normale amministrazione siano spesso dimenticate da una burocrazia ottusa ed implacabile. (Mauro Corso)
Per la proiezione verrà chiesto un contributo di 2 euro.
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per informazioni:
Ivetta Cappellari - pippic2004@libero.it
Centro Culturale San Paolo – Onlus: Tel. 0444.937499 - centroculturale.vicenza@stpauls.it