dalla pagina https://sbilanciamoci.info/litalia-al-voto-promesse-e-omissioni-nei-programmi-elettorali-1/
Paolo Andruccioli
Qui una prima comparazione sintetica sui temi più caldi
nei programmi elettorali che saranno presumibilmente sul tavolo del
prossimo governo. Concentriamo l’attenzione sul lavoro, la scuola e
ovviamente sulle scelte energetiche legate al clima.

Le parole sono tante, i fatti e le scelte concrete li vedremo
presto. Per tentare di orientarci nel marasma dei programmoni elettorali
vi proponiamo qui una prima comparazione sintetica sui temi più caldi
che saranno presumibilmente sul tavolo del prossimo governo.
Concentriamo l’attenzione sul lavoro, la scuola e ovviamente sulle
scelte energetiche legate al clima. In una seconda parte metteremo a
confronto la visione del Paese: immigrazione, diritti, democrazia. Il
tema della crescita esponenziale delle diseguaglianze – che avrebbe
dovuto essere centrale per ogni partito che voglia rilanciare davvero il
Paese – è per ora un fantasma che aleggia su tutto, ma non si sa bene
come affrontare. Se ne parla nei programmi del centrosinistra, ne parla
la Chiesa di papa Francesco, ma le proposte di intervento dei politici
sono contraddittorie e spesso non troppo chiare. La destra “se ne
frega”. L’importante per i tre partiti della coalizione che si candida a
governare il Paese, affermando la propria “fede, è ridurre lo spazio
del Welfare considerato ormai pura assistenza ai poveri che sono tali
per loro responsabilità e colpa, soldi sprecati. Gli esempi del salario
minimo e del reddito di cittadinanza sono chiari. Anche la concezione
dello Stato è esemplare: il soggetto pubblico deve farsi da parte quando
si tratta di imprese e mercati, mentre lo Stato forte viene invocato
quando si tratta di schierare le navi militari contro gli immigrati o
rendere diretta l’elezione del Presidente. Nei programmi elettorali
riscopriamo intanto vecchie conoscenze: il rilancio del nucleare (che a
quanto pare divide anche a sinistra), il condono fiscale ed edilizio, i
voucher al posto dei contratti nazionali. Un’altra cartina al tornasole
su cui concentrare l’attenzione è la scuola e in generale la concezione
dell’istruzione e della formazione come diritti universali fondamentali.
di Paolo Andruccioli
IL SALARIO MINIMO
Il centrodestra lo ignora e rilancia i voucher
I partiti della destra italiana (pur divisi sui temi strategici) sono
riusciti, a differenza dei partiti del centrosinistra, a trovare
un’intesa su un accordo programmatico che è stato firmato in agosto da
Fratelli d’Italia, Forza Italia e Lega. Sul salario minimo non si dice
niente. La destra preferisce rilanciare il solito cavallo di battaglia,
meno tasse per tutti (che poi con la flat tax significherà meno tasse
per i ricchi). “Defiscalizzazione”, “decontribuzione” e “incentivi alle
imprese” sono i capisaldi del programma della destra, così come il
ritorno dei voucher dei quali si chiede “un’estensione” in particolar
modo per i settori del turismo e dell’agricoltura.
Sì del centrosinistra, con varie sfumature
La proposta del salario minimo la ritroviamo in vari programmi e in
particolare in quelli del Pd, Unione popolare, Verdi-Sinistra Italiana,
Cinque Stelle, Azione.
Nel programma del Pd si legge: “Vogliamo applicare al più
presto in Italia il salario minimo previsto dalla Direttiva europea,
riprendendo il percorso interrotto da chi ha fatto cadere il governo
Draghi, proprio alla vigilia della sua possibile approvazione”. Inoltre
il Partito Democratico auspica “una legge che riconosca il valore legale
erga omnes del trattamento economico complessivo dei contratti
collettivi firmati dalle organizzazioni maggiormente rappresentative per
debellare i ‘contratti pirata’ e che introduca un salario minimo
contrattuale, seguendo il modello tedesco, nei settori a più alta
incidenza di povertà lavorativa, con una soglia minima affidata alla
proposta delle parti sociali e che comunque rispetti i parametri della
direttiva europea.
Della legge sulla rappresentanza richiesta con forza da anni dalla Cgil, parlano anche Verdi e Sinistra italiana:
“una legge sulla rappresentanza nei luoghi di lavoro” con l’estensione
“a tutte e tutti delle tabelle retributive previste per il settore dai
sindacati maggiormente rappresentativi”. Visti i livelli di sfruttamento
soprattutto in alcuni settori sarebbe necessario introdurre comunque
“un salario minimo di 10 euro all’ora, sotto cui nessuno possa andare”.
I Cinque Stelle propongono “nove euro lordi l’ora di salario
minimo legale per dire stop alle paghe da fame e dare dignità, ai
lavoratori che oggi percepiscono di meno”.
Anche il cosiddetto Terzo Polo (Calenda e Renzi) è a favore:
L’esigenza di garantire a tutti i lavoratori una retribuzione dignitosa
deve passare attraverso una serie di azioni condivise con le parti
sociali: “una legge sulla rappresentanza che combatta il fenomeno dei
contratti pirata e assicuri che siano validi solo i contratti firmati da
organizzazioni realmente rappresentative, la validità erga omnes dei
contratti”.
Il salario minimo anche nel programma di Unione Popolare:
“Introduzione di un salario minimo legale di almeno 10 euro lordi l’ora
(1600 euro al mese), rivalutato annualmente, per mettere fine al lavoro
povero e utilizzare il rialzo di tutti i salari anche come mezzo di
politica industriale, per spingere le imprese verso produzioni a più
alto valore aggiunto. Riduzione degli orari di lavoro anche per
garantire la cura dei diritti plurimi delle persone: lavorare tutti e
lavorare meno”.
IL REDDITO DI CITTADINANZA
Il centrodestra lo cestina
Nel testo programmatico del centrodestra non ci sono
sfumature: “Sostituzione dell’attuale reddito di cittadinanza con misure
più efficaci di inclusione sociale e di politiche attive di formazione e
di inserimento nel mondo del lavoro”.
Il centrosinistra tra rilancio e aggiustamenti
I più convinti rimangono i Cinque Stelle che nel programma
danno grande enfasi al rafforzamento del reddito di cittadinanza insieme
alla riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario nei settori a
più alta intensità tecnologica, per cui sarebbero previsti esoneri,
crediti di imposta e incentivi alle aziende che lo introducono. Il
programma menziona anche un nuovo statuto dei lavori, delle lavoratrici e
dei lavoratori “per garantire a dipendenti e autonomi gli stessi diritti e le stesse tutele”.
Il Pd propone di “ricalibrare” il reddito di
cittadinanza – a partire da quella che il programma definisce
un’ingiustificata penalizzazione per le famiglie numerose, che ricevono
poche centinaia di euro in più delle persone single.
Per quanto riguarda il reddito di cittadinanza, che il programma definisce “uno strumento pensato male”, il terzo polo di Azione e Italia Viva
propone alcune modifiche al quadro regolatorio attuale.
Innanzitutto, l’eliminazione del sussidio dopo il primo rifiuto di
un’offerta di lavoro congrua e non più dopo il secondo. In secondo
luogo, un limite temporale di due anni per trovare un’occupazione, dopo il quale l’importo dell’assegno deve essere ridotto di almeno un terzo.
IL COSTO DELLA VITA
Il centrodestra parla di famiglie non di lavoratori
Nel programma firmato dai tre partiti del centrodestra il problema
dell’inflazione e del potere d’acquisto dei lavoratori viene affrontato
solo dal punto di vista della difesa della famiglia tradizionale.
“Allineamento alla media europea della spesa pubblica per infanzia e
famiglia, piano di sostegno alla natalità, prevedendo anche asili nido
gratuiti, asili nido aziendali, ludoteche, riduzione dell’aliquota Iva
sui prodotti e servizi per l’infanzia, aumento dell’assegno unico e
universale, progressiva introduzione del quoziente familiare”. Le destre
propongono anche una super deduzione del costo del lavoro per le
imprese che incrementano l’occupazione.
A sinistra si riparla di scala mobile
Di fronte al tema dell’inflazione, Unione popolare propone la reintroduzione della scala mobile e una misura analoga, ma più graduale, è prevista nel programma dei Verdi e Sinistra Italiana.
Il Pd propone di aumentare gli stipendi netti fino a una
mensilità in più in busta paga e l’introduzione franchigia da 1.000 euro
sui contributi Inps a carico dei lavoratori dipendenti. Sempre il Pd
propone l’obbligo di retribuzione per gli stage curriculari. Sulla
proposta del Pd si discute però anche da punto di vista della lotta al
superamento delle diseguaglianze: la misura infatti è pensata per quella
parte della classe lavoratrice che ha la copertura contrattuale, mentre
non produrrebbe nessun beneficio per tutta quella parte del lavoro che è
oggi esclusa dai diritti contrattuali. Il Pd propone comunque
anche l’integrazione pubblica del salario per i lavoratori a basso
reddito. Secondo il Partito Democratico in Italia c’è una grande
questione salariale, oggi aggravata dall’inflazione. Le retribuzioni
italiane sono tra le più basse d’Europa, mentre si aggrava la piaga del
lavoro povero. I divari occupazionali territoriali, di genere e di età
continuano ad essere condizioni strutturali.
Unione popolare e Verdi-Sinistra Italiana propongono di portare le pensioni minime a 1.000 euro (i Cinque stelle propongono il riscatto gratuito della laurea) e sono per la reintroduzione dell’articolo 18.
Più Europa vuole introdurre i buoni-lavoro e i voucher per la formazione-lavoro ed è a favore di una “salario minimo mobile”.
Nel programma di Verdi e Sinistra Italiana viene proposto di
istituire un sistema per aumentare automaticamente i salari dei
lavoratori in base alla crescita dell’inflazione per salvaguardare il
potere d’acquisto delle famiglie.
LE TASSE
Centrodestra: nuovi condoni e no alle patrimoniali
Il principale cavallo di battaglia delle destre si articola nelle
proposte dell’accordo quadro: “Riduzione della pressione fiscale per
famiglie, imprese e lavoratori autonomi, no a patrimoniali dichiarate o
mascherate, abolizione dei micro tributi che comportano eccessivi oneri
di gestione per lo Stato, pace fiscale e “saldo e stralcio”: accordo tra
cittadini ed Erario per la risoluzione del pregresso (tradotto: condoni
come se piovesse), politiche fiscali ispirate al principio del “chi più
assume, meno paga”, estensione della flat tax per le partite Iva fino a
100.000 euro di fatturato, flat tax su incremento di reddito rispetto
alle annualità precedenti, con la prospettiva di ulteriore ampliamento
per famiglie e imprese, semplificazione degli adempimenti e
razionalizzazione del complesso sistema tributario, rapporto più equo
tra Fisco e contribuenti: procedure semplificate, onere della prova
fiscale a carico dello Stato, riforma della giustizia tributaria e
superamento dell’eccesso di afflittività del sistema sanzionatorio,
introduzione del “conto unico fiscale” per la piena e immediata
compensazione dei crediti e dei debiti verso la PA, diritto al conto
corrente per tutti i cittadini”.
Patrimoniale, parola tabù anche a sinistra
Sulla scia del decreto Aiuti-bis, l’obiettivo del Partito Democratico
è quello di contrastare gli effetti dell’inflazione con un taglio sulle
tasse sul lavoro, agendo sui contributi previdenziali. I dem puntano
anche alla “dote per i diciottenni”. Ai giovani guarda in particolare
anche Azione che propone una detassazione proporzionale all’età.
Nei programmi del centrosinistra non si parla invece della necessità di
ripensare la tassazione delle ricchezze e dei grandi patrimoni, ma di
“riduzione dell’evasione fiscale estendendo la tracciabilità dei
pagamenti, incrociando le banche dati, potenziando le Agenzie fiscali,
premiando maggiormente i contribuenti che pagano, riformando la
riscossione”. Per il Pd, è necessaria una riforma fiscale volta a
realizzare una riduzione del carico Irpef, a partire dai redditi medi e
bassi e una razionalizzazione delle agevolazioni fiscali, trasformando
quelle di valenza sociale (spese sanitarie, scolastiche, etc.) in
erogazioni dirette ai contribuenti, compresi gli incapienti”. Si propone
anche di annullare il versamento dei contributi per le assunzioni a
tempo indeterminato dei giovani fino a 35 anni e il superamento
progressivo dell’Irap, garantendo l’integrale finanziamento del
fabbisogno del sistema sanitario e la partecipazione di tutti i redditi
al finanziamento del welfare universale. In campo anche la rimodulazione
dell’Ires in modo da premiare le imprese che reinvestono gli utili e
quelle a elevato rating ESG (ambientale, sociale, di governance)..
Se il Pd cerca di tenersi molto lontano dalle proposte sulla tassazione delle grandi ricchezze, Verdi-Sinistra Italiana propongono l’accentuazione della tassazione dei redditi più alti (sopra i 10 milioni di euro), mentre l’Unione popolare
propone l’estensione della no tax area da 8 mila a 10 mila euro e
l’estensione all’imponibile Irpef anche ai redditi da capitale. Verdi Sinistra Italiana e Unione popolare si dichiarano a favore della tassazione degli extraprofitti dei colossi dell’energia, mentre Pd e Verdi-Sinistra Italiana propongono una organica riforma della fiscalità ambientale. Più Europa propone
una riforma fiscale che prevede il taglio delle aliquote per i redditi
più alti (dal 43 al 38% per i redditi superiori ai 70mila euro). Propone
un’ulteriore riduzione dell’Ires (Profitti imprese) dal 24 al 23%.
Sull’Irpef Azione propone che venga detassata una extra-mensilità
(fino an 2200 euro) nel caso in cui le imprese decidano di beneficiare i
lavoratori di fronte alle difficoltà dell’inflazione. Azione
propone la riduzione della tassazione dei redditi “da risparmio”, ossia i
redditi da capitale e i redditi di natura finanziaria.
ENERGIA E AMBIENTE
Il ritorno del nucleare
Il centro-destra propone di andare avanti sul ponte sullo stretto. Ma anche nell’altro fronte non mancano posizioni singolari. Più Europa
propone la realizzazione massiccia di impianti di rigassificazione. In
questi giorni di campagna elettorale, a meno di un mese dal voto, è
stata Sinistra Italiana a polemizzare con il Terzo Polo di Calenda che
propone – come Salvini – il rilancio del nucleare, ben inteso “pulito”.
Sinistra Italiana ha chiesto polemicamente a Calenda di rendere noti i
siti dove si intenderebbe far ripartire le centrali nucleari. Nonostante
posizioni in antitesi su temi ambientalisti, cavallo di battaglia di
Sinistra Italiana, Fratoianni, in campagna elettorale, non ha chiuso la
porta ad Azione e Italia Viva, riservandosi però lo spazio per pungere
il leader Carlo Calenda: “Vedremo come finirà questa vicenda, la
situazione è molto fluida. Intanto questo non è un problema solo nostro:
Il Pd è contro il nucleare e Calenda è campione di nuclearismo privo di
ogni prospettiva”.
Abbiamo solo questo Pianeta
Organica e articolata la proposta di Pd e Verdi-Sinistra Italiana sull’ambiente. In particolare il Pd
ne fa uno dei tre assi del programma elettorale e propone un forum
nazionale su “lavoro e clima” e naturalmente tutta una serie di misure
specifiche sulla transizione ecologica e digitale. Verdi-Sinistra-Italiana
svolgono una serie di proposte molto approfondite, dettagliate e
affrontano una serie di temi (energie rinnovabili, mobilità sostenibile,
no al nucleare e alle trivelle, abolizione dei SAD, strategia rifiuti
zero, ecc.), che le altre forze politiche non citano: i diritti degli
animali (nel programma di Azione c’è attenzione all’”emergenza cinghiali”), la cura dell’alimentazione sana, eccetera.
L’Unione popolare propone di rafforzare il legame tra ambiente
e politiche industriali, con la creazione di una istituzione tipo
Fraunhofer per il sostegno alla ricerca e all’innovazione, mentre il centro-destra propone la definizione e l’attuazione del piano nazionale di economia circolare.
L’ISTRUZIONE
Da destra la solita ricetta: scuole private per chi può
Il centro-destra propone l’estensione dell’uso del
buono-scuola (cioè del sostegno alle scuole private). Giorgia Meloni ha
attaccato in più occasioni la scuola pubblica e ha denigrato apertamente
gli insegnanti italiani che non sarebbero all’altezza dell’importante
compito che gli è stato assegnato. Al Meeting di Rimini e in altre
esternazioni la candidata premier ha detto di sognare un Paese in cui
per diventare insegnanti non sia necessario avere in tasca la tessera
della Cgil (poi è stata costretta a correggere almeno parzialmente il
tono). In ogni caso per le destre la scuola (soprattutto quella
pubblica) non serve in fondo a molto (anche se tutti dovrebbero imparare
l’inglese) e non sarebbe sbagliato ridurre quindi gli anni di
permanenza al liceo per “liberare” i ragazzi a 17-18 anni.
Il centrosinistra: scuola pubblica per tutti
Opposta la proposta del Pd che riparte dal rilancio della scuola
pubblica. “Vogliamo rimettere al centro la scuola e restituire al
mestiere dell’insegnante la dignità e centralità che merita – si legge
nel Programma – garantendo
una formazione adeguata e continua e allineando, entro i prossimi cinque
anni, gli stipendi alla media europea. In Italia, un bambino su dieci
non frequenta la scuola dell’infanzia (3-5 anni) e meno di uno su tre –
con accentuate differenze territoriali – accede al nido. In questo modo,
già in tenerissima età, si creano le prime odiose diseguaglianze
nell’accesso a un sistema educativo di qualità e a un’alimentazione
sana. Intendiamo quindi superare queste discriminazioni, rendendo
gratuita e obbligatoria la scuola dell’infanzia nell’ambito del sistema
integrato esistente e incrementarne il fondo nazionale, per garantire la
progressiva gratuità dei servizi educativi 0-3 anni per i nuclei
familiari a basso Isee, con particolare attenzione all’offerta formativa
nel Sud del Paese. Così vogliamo favorire l’uguaglianza già nei primi
passi del percorso scolastico, assicurando per tutte e tutti pari
opportunità di cura, relazione e gioco”. In campagna elettorale alla
proposta di Letta sulla scuola dell’infanzia è seguita una levata di
scudi da destra. “Rendere la scuola obbligatoria e gratuita da 3 a 18
anni, come ha proposto il segretario del Partito Democratico – ha
scritto invece Claudia Pratelli, assessora alla scuola al Comune di Roma
– è addirittura una proposta cauta in un mondo in cui la conoscenza è
un diritto fondamentale”. Si tratterebbe in realtà di “un’idea maturata
nei movimenti studenteschi, che da sempre pongono il tema dell’accesso e
del successo scolastico come inestricabilmente connessi, cresciuta in
una parte del pensiero femminista e su cui, da sinistra, abbiamo
costruito nel 2018 un progetto visionario ma necessario: “la gratuità
dell’istruzione dai nidi all’Università”.
Verdi-Sinistra Italiana propongono un tetto di 15 alunni e gratuità del trasporto pubblico locale per gli studenti. Anche Pd e Unione popolare
propongono la gratuità dei libri di testo e del trasporto pubblico
locale gratuito fino a 18 anni (nel caso del Pd solo per i redditi
medio-bassi). Più Europa propone di aumentare di 1 punto di Pil le spese per l’istruzione e di portare all’1,5% del PIL le spese per la ricerca. Pd e Azione propongono l’obbligo scolastico a 18 anni e il tempo pieno. Azione propone altresì di riqualificare tutti gli edifici scolastici in 10 anni.
(fine prima parte)
Per chi volesse approfondire sui testi ufficiali, ecco i link ai vari programmi elettorali
Partito Democratico
https://www.partitodemocratico.it/wp-content/uploads/AGGIORNAMENTO-PROGRAMMA_INSIEMEPERUNITALIADEMOCRATICAEPROGRESSISTA_250822-1.pdf
Sinistra Italiana- Verdi
https://verdisinistra.it/programma-alleanza-verdi-e-sinistra/
Cinque Stelle
https://www.movimento5stelle.eu/elezioni-politiche-2022-programma-m5s/
Azione-Italia Viva
https://assets.nationbuilder.com/azione/pages/2034/attachments/original/1661437702/Programma_elettorale_Calenda_2022__v.Digitale.pdf?1661437702
Più Europa
https://assets.nationbuilder.com/piueuropa/pages/1728/attachments/original/1661536519/PROGRAMMA__EUROPA_2022_%284%29.pdf?1661536519
Unione Popolare
https://www.today.it/politica/elezioni/politiche-2022/unione-popolare-de-magistris-potere-al-popolo-programma-elettorale.html
I PROGRAMMI DEL CENTRO DESTRA
ACCORDO QUADRO CENTRO DESTRA
https://i2.res.24o.it/pdf2010/Editrice/ILSOLE24ORE/ILSOLE24ORE/Online/_Oggetti_Embedded/Documenti/2022/08/11/Accordo%20quadro%20di%20programma.pdf
Lega-Salvini premier
https://static.legaonline.it/files/Programma_Lega_2022.pdf
Fratelli d’Italia
https://www.fratelli-italia.it/wp-content/uploads/2022/08/Brochure_programma_FdI_qr_def.pdf
Forza Italia
https://cdn.pagellapolitica.it/wp-content/uploads/2022/08/forzaitalia.pdf