lunedì 4 aprile 2022

Riflessione sulla esperienza del Sinodo

Lunedì 14 marzo 2022
 

L’esperienza del Sinodo può diventare un’utile occasione per guardare in faccia la realtà, condividere idee e punti di vista diversi tra credenti e chi non si riconosce come appartenente alla Chiesa. Ma è chiaro che non è finalizzato a recuperare visibilità, prestigio ma a far maturare una modalità di Chiesa più evangelica e incarnata nel tempo presente, nella logica dell’incarnazione di Gesù Cristo.
 
Il fatto serio che la vita di tante persone proceda a prescindere nelle idee e nei fatti dal punto di vista del Vangelo, va realisticamente considerato. è molto grave che tematiche come pace, lavoro, impegno politico ecc., essenziali per una vita umana degna, siano marginalizzate o sfruttate per interessi di parte, non solo nelle comunità ecclesiali, ma anche nell’organizzazione generale della società: questo ci deve interpellare ancora di più.
L’affermazione (consolatoria?) che la maggioranza della popolazione italiana generalmente è battezzata, partecipa in qualche maniera anche alla vita ecclesiale, non ci deve far perdere di vista il fatto che la dimensione di fede è fortemente in crisi: famiglie normali che scelgono di non chiedere il battesimo, il fenomeno dello “sbattezzo” in crescita anche a Vicenza, funerali tranquillamente non “celebrati” sono segno evidente del distacco tra la Chiesa e la vita delle persone. Il problema comunque non è il numero dei partecipanti ai riti… Ci chiediamo: il problema è che la Chiesa e i credenti sono “afoni”, incapaci cioè di annunciare il Vangelo in maniera significativa oppure c’è piuttosto la presenza di un messaggio “radicale” che pretende una scelta da parte delle persone? La nostra impressione è che si tratti purtroppo di incapacità di annunciare davvero il Vangelo…

L’evangelizzazione deve intraprendere strade nuove, diverse, per farsi capire dall’uomo di oggi. Ad esempio quando ci si coinvolge in tematiche importanti che toccano la vita concreta si aprono canali di comunicazione inaspettati: ad esempio sul tema dell’ecologia, la giustizia ecc.. ci sono in atto esperienze di cammino condiviso ma per camminare veramente insieme occorre sincronizzare i passi, capire le situazioni concrete, evitando di pensare di conoscere già le strade da scegliere. Occorre essere consapevoli che le nostre tradizioni, valide fino a ieri, oggi si stanno sgretolando; valori, che credevamo acquisiti, oggi non più considerati. Anche il tema della pace e l'attenzione all’ambiente in un attimo possono essere stravolti. Ad esempio la realtà della guerra in Ucraina fa tornare indietro su molte scelte considerate sicure: si torna a scegliere il carbone, si torna a parlare di nucleare. Constatiamo il consenso sui percorsi verso il risanamento ambientale ma sentiamo necessario uno stile di “vero ascolto”, cosa non facile perché chiede di creare comunicazione e relazioni.
Abbiamo notato che con il tema vaccini si è accesa una discussione anche nelle nostre comunità cristiane: contrapposizione ma non l’ascolto; cioè la comunicazione delle proprie convinzioni, anzi le contrapposizioni più irrazionali, ma non la disponibilità ad ascoltare veramente l’altro. Sperimentiamo che anche nelle comunità ecclesiali si vive la forte dicotomia tra individualismo e senso di comunità.
La Chiesa, popolo di Dio, comprende tutti laici e consacrati, uomini e donne, e tutti possono dare spessore e consistenza alla sua vita non solo come struttura, ma anche per la sua missione evangelizzatrice attraverso l’animazione del mondo e della storia alla luce del Vangelo. Se proviamo a vivere tutto questo siamo certi che ci si aiuterà a chiarire anche “ruoli e doveri” dei preti, riuscendo anche a sostenerli nella gestione dei tanti pesi e delle tante contraddizioni che sono sulle loro spalle. In questo modo si comprende che non si evangelizza solo con la liturgia, magari celebrata con affanno, perché la vita cristiana si nutre di “vangelo vissuto”… e lo stile dell’ascolto è già evangelizzazione!