"Minacce
alla pace e alla sicurezza internazionali causate da atti
terroristici" (New York, 24 settembre 2014), 26.09.2014
Signor Presidente,
La mia Delegazione congratula gli Stati
Uniti per l’assunzione della presidenza del Consiglio di sicurezza
e plaude all’opportuna convocazione di questo dibattito aperto del
Consiglio di Sicurezza circa le "Minacce alla pace e alla
sicurezza internazionali causate da atti terroristici".
Signor Presidente,
Il dibattito odierno giunge in un momento
in cui ogni regione del mondo si confronta con l’impatto
disumanizzante del terrorismo. Non è un fenomeno che affligge solo
alcuni popoli, religioni o regioni, bensì un crimine che colpisce
l’intera comunità internazionale. L’uso costante, e in alcune
regioni sempre più intenso, del terrorismo ci ricorda che una tale
sfida comune esige l’impegno condiviso di tutte le nazioni e le
persone di buona volontà. Di fatto, il terrorismo costituisce una
minaccia fondamentale alla nostra umanità comune e condivisa, poiché
disumanizza sia l’autore sia la vittima e cerca di distruggere la
libertà e la dignità umana, radicate nell’ordine morale naturale,
sostituendo ad esse la logica della paura, del potere e della
distruzione (cfr. Giovanni Paolo II, Messaggio per la Giornata
Mondiale della Pace, Non c’è pace senza giustizia, non c’è
giustizia senza perdono. 1° gennaio 2002, n. 4).
Questa istituzione è stata fondata nella
scia di un’era in cui un’analoga visione nichilistica della
dignità umana cercò di distruggere e dividere il nostro mondo.
Oggi, come allora, le nazioni devono unirsi per adempiere alla nostra
responsabilità primaria di proteggere le persone minacciate dalla
violenza e da attacchi diretti alla loro dignità umana (cfr. Papa
Benedetto XVI, Incontro con i Membri dell’Assemblea Generale
dell’Organizzazione delle Nazioni Unite, 18 aprile 2008).
Come ci ha ricordato Papa san Giovanni
Paolo II nella scia dei tragici eventi dell’11 settembre 2001, il
diritto di difendere paesi e popoli contro atti di terrorismo non
autorizza a rispondere semplicemente con violenza alla violenza, ma
piuttosto "deve essere esercitato rispettando i limiti morali
e legali nella scelta dei fini e dei mezzi. I colpevoli devono essere
correttamente identificati, poiché la responsabilità penale è
sempre personale e non può essere estesa alla nazione, al gruppo
etnico o alla religione di appartenenza dei terroristi".
Inoltre, stiamo discutendo della questione in seno a un organismo che
è parte di una struttura legale internazionale vincolante per tutti
i paesi. Pertanto, ogni azione nei confronti del terrorismo al di là
dei confini del paese che è direttamente sotto attacco, così come
definito dall’articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite, deve
essere sanzionata dal Consiglio di Sicurezza. Pacta sunt servanda
è uno dei principi centrali del diritto internazionale.
La cooperazione internazionale deve anche
affrontare le cause fondamentali di cui il terrorismo internazionale
si alimenta per crescere. Inoltre, l’attuale sfida terroristica ha
una forte componente culturale. I giovani che si recano all’estero
per unirsi alle organizzazioni terroristiche spesso sono ragazzi
provenienti da famiglie povere di immigranti, delusi da quella che
percepiscono come una situazione di esclusione e dalla mancanza di
valori di alcune società opulente. Insieme con gli strumenti legali
e le risorse per evitare che i cittadini diventino combattenti
terroristi stranieri, i Governi dovrebbero impegnarsi con la società
civile per affrontare i problemi delle comunità più a rischio di
reclutamento e di radicalizzazione e ottenere la loro integrazione
sociale serena e soddisfacente.
Signor Presidente,
La Santa Sede – che è un soggetto
internazionale rappresentante anche una comunità di fede mondiale –
afferma che le persone di fede hanno la decisa responsabilità di
condannare quanti cercano di scindere la fede dalla ragione e di
strumentalizzarla per giustificare la violenza. Come ha ribadito Papa
Francesco durante la sua visita in Albania, "Nessuno pensi di
poter farsi scudo di Dio mentre progetta e compie atti di violenza e
sopraffazione! Nessuno prenda a pretesto la religione per le proprie
azioni contrarie alla dignità dell’uomo e ai suoi diritti
fondamentali, in primo luogo quello alla vita ed alla libertà
religiosa di tutti!" (Incontro con le autorità,
Tirana, 21 settembre 2014). Allo stesso tempo, però, è bene
sottolineare che per porre fine al nuovo fenomeno terroristico,
l’obiettivo di raggiungere la comprensione culturale tra popoli e
paesi e la giustizia sociale per tutti è essenziale.
Come ha affermato Papa Francesco, "Ogni
volta che l’adesione alla propria tradizione religiosa fa
germogliare un servizio più convinto, più generoso, più
disinteressato all’intera società, vi è autentico esercizio e
sviluppo della libertà religiosa" (Incontro con i leader
di altre religioni e altre denominazioni cristiane, Tirana, 21
settembre 2014).
Grazie, Signor Presidente.