sabato 10 marzo 2012

Sobrietà e acquisti solidali: proposta per la Quaresima, ma non solo.


Fare la spesa, mangiare... Attività quotidiane che possono assumere un significato particolare, se fatte in “modo solidale” … 
  • oltre 10 milioni di Italiani conoscono il concetto di "commercio equo e solidale"
  • oltre 5 milioni di Italiani acquistano prodotti del commercio equo e solidale
In aggiunta alle Botteghe del Mondo gestite da realtà del commercio equo come Unicomondo e Canalete, in giro per la diocesi e per la provincia di Vicenza, con diverse frequenze, vari volontari propongono di “fare una spesa diversa" nei vari mercatini che espongono prodotti del Commercio Equo e Solidale.
Questa forma alternativa di commercio rispetta le regole del mercato tradizionale, tranne una: al primo posto non mette il profitto ma le persone, la dignità del lavoro, la cura per l'ambiente e l'amore per la terra e i suoi frutti, che sono doni di Dio e risultato del lavoro di uomini e donne, nostri fratelli, in diversi Paesi del Sud del mondo.
Questo tipo di commercio è equo e solidale perché garantisce:
-          relazioni commerciali dirette e continuative per garantire uno sviluppo sostenibile a piccoli produttori, contadini, artigiani che solitamente non hanno accesso al mercato
-          prezzi equi e garanzia di volumi di acquisto
-          una quota che va investita in miglioramenti sociali (educazione, sanità, etc.), tecnici e ambientali
-          la partecipazione diretta dei produttori nella commercializzazione
-          filiera trasparente e controllata (anche da organismi internazionali) e rispetto ambientale
-          l'accesso ai nostri mercati a prodotti agricoli, alimentari e di artigianato che rispettano criteri sociali, ambientali ed economici più giusti.
Botteghe e mercatini fanno conoscere i prodotti, i progetti e i principi che caratterizzano il Commercio Equo e Solidale: un modo intelligente e più giusto per usufruire dei doni della terra senza saccheggiarla e predarla, senza sfruttare e impoverire Paesi del Sud del mondo.

Forme analoghe di economia solidale appassionano anche quel numero crescente di persone e famiglie che appartengono a uno dei circa trenta Gruppi di Acquisto Solidale sparsi per la provincia di Vicenza. Tali gruppi, chiamati G.A.S., in aggiunta a prodotti del commercio equo dal Sud del mondo, acquistano anche prodotti, locali o comunque italiani, di cooperative sociali e agricole, di associazioni e di piccoli produttori: un modo semplice, concreto e quotidiano per sostenere piccole realtà che altrimenti rischiano di venire marginalizzate e sparire. In questo caso la filiera diventa molto corta perché c'è un rapporto diretto con il produttore che talvolta fa parte del GAS stesso.

C'è un termine in comune alle due esperienze: l'aggettivo “Solidale”. É un modo per tessere relazioni, a distanza nel caso del commercio equo (tramite video, libri, visite, turismo responsabile...) o quasi quotidiane con i produttori locali; l'occasione per fare la spesa assieme ad altre famiglie; ragionare insieme al produttore sul prezzo “trasparente” (deve convenire a me e anche a te); riscoprire i prodotti della terra nella loro stagionalità; bere un buon caffè o mangiare una banane sapendo che nessuno è stato sfruttato né si è ammalato lavorando nelle piantagioni da dove provengono.

Il Commercio Equo e Solidale e i Gruppi di Acquisto Solidale sono, assieme ad altre forme di solidarietà, dei modi per rendere attuale “vivere in questo mondo con sobrietà, con giustizia e con pietà” (Tt 2,12b).

Un mondo in cui ci sono troppi “poveri” ma soprattutto in cui molti sono “impoveriti” [forse la attuale crisi economica comincia a farci capire la differenza fra i due termini] a causa di una economia guidata solo dal profitto e di una finanza spesso guidata solo dall'avidità.

“La terra vi concede il suo frutto e basterà, se voi saprete riempirvene le mani.
Scambiandovi i doni della terra, vi sazierete di ricchezze rivelate.
Ma se lo scambio non avverrà in amore e in benefica giustizia, farà gli uni avidi e gli altri affamati.” da “Il Profeta” (1923) di Gibran Kahlil Gibran.

Un antico scritto cristiano del I secolo dice: “non allontanare chi ha bisogno, condividi ogni cosa con tuo fratello e non dire che sono cose tue” (Didaché): nella sua profonda semplicità è un invito alla condivisione, alla solidarietà, a riconoscerci fratelli e a riconoscere ogni cosa come dono di Dio.

La Chiesa ci ricorda anche che: “La solidarietà universale, che è un fatto, per noi è non solo un beneficio, ma altresì un dovere.” (Populorum progressio, 1967) e che: “Nell'epoca della globalizzazione, l'attività economica non può prescindere dalla gratuità, che dissemina e alimenta la solidarietà e la responsabilità per la giustizia e il bene comune nei suoi vari soggetti e attori. […] le forme economiche solidali, che trovano il loro terreno migliore nella società civile senza ridursi ad essa, creano socialità. Il mercato della gratuità non esiste e non si possono disporre per legge atteggiamenti gratuiti. Eppure sia il mercato sia la politica hanno bisogno di persone aperte al dono reciproco.” (Caritas in Veritate, 2009)