Fare la spesa, mangiare... Attività quotidiane che possono
assumere un significato particolare, se fatte in “modo solidale” …
- oltre 10 milioni di Italiani conoscono il concetto di "commercio equo e solidale"
- oltre 5 milioni di Italiani acquistano prodotti del commercio equo e solidale
In aggiunta alle Botteghe del Mondo gestite da realtà del commercio equo come Unicomondo e Canalete, in giro per la diocesi e per la provincia di Vicenza, con diverse frequenze, vari volontari propongono di “fare una spesa diversa" nei vari mercatini che espongono prodotti del Commercio Equo e Solidale.
Questa forma alternativa di commercio rispetta le regole del
mercato tradizionale, tranne una: al
primo posto non mette il profitto ma le persone, la dignità del lavoro, la cura
per l'ambiente e l'amore per la terra e i suoi frutti, che sono doni di Dio e risultato del lavoro di uomini e donne, nostri fratelli, in
diversi Paesi del Sud del mondo.
Questo tipo di commercio è equo e solidale perché
garantisce:
-
relazioni commerciali dirette e
continuative per garantire uno sviluppo sostenibile a piccoli produttori,
contadini, artigiani che solitamente non hanno accesso al mercato
-
prezzi equi e garanzia di volumi
di acquisto
-
una quota che va investita in
miglioramenti sociali (educazione, sanità, etc.), tecnici e ambientali
-
la partecipazione diretta dei
produttori nella commercializzazione
-
filiera trasparente e controllata
(anche da organismi internazionali) e rispetto ambientale
-
l'accesso ai nostri mercati a
prodotti agricoli, alimentari e di artigianato che rispettano criteri sociali,
ambientali ed economici più giusti.
Botteghe e mercatini fanno conoscere i prodotti, i progetti e i principi
che caratterizzano il Commercio Equo e
Solidale: un modo intelligente e più giusto per usufruire dei doni della
terra senza saccheggiarla e predarla, senza sfruttare e impoverire Paesi del
Sud del mondo.
Forme analoghe di economia solidale appassionano anche quel numero crescente di persone e famiglie che appartengono a uno dei circa trenta Gruppi di Acquisto Solidale sparsi per la provincia di Vicenza. Tali
gruppi, chiamati G.A.S., in aggiunta a prodotti del commercio equo dal Sud del
mondo, acquistano anche prodotti, locali o comunque italiani, di cooperative
sociali e agricole, di associazioni e di piccoli produttori: un modo semplice,
concreto e quotidiano per sostenere piccole realtà che altrimenti rischiano di
venire marginalizzate e sparire. In questo caso la filiera diventa molto corta perché
c'è un rapporto diretto con il produttore che talvolta fa parte del GAS stesso.
C'è un termine in comune alle due esperienze: l'aggettivo “Solidale”. É un modo per tessere
relazioni, a distanza nel caso del commercio equo (tramite video, libri,
visite, turismo responsabile...) o quasi quotidiane con i produttori locali;
l'occasione per fare la spesa assieme ad altre famiglie; ragionare insieme al produttore sul
prezzo “trasparente” (deve convenire a me e anche a te); riscoprire i prodotti
della terra nella loro stagionalità; bere un buon caffè o mangiare una banane
sapendo che nessuno è stato sfruttato né si è ammalato lavorando nelle piantagioni da dove
provengono.
Il Commercio Equo e Solidale e i Gruppi di Acquisto Solidale sono, assieme ad altre forme di solidarietà, dei modi per rendere attuale “vivere in questo mondo con sobrietà, con
giustizia e con pietà” (Tt 2,12b).
Un mondo in cui ci sono troppi
“poveri” ma soprattutto in cui molti sono “impoveriti” [forse la attuale crisi
economica comincia a farci capire la differenza fra i due termini] a causa di
una economia guidata solo dal profitto e di una finanza spesso guidata solo
dall'avidità.
“La terra vi concede il suo frutto e
basterà, se voi saprete riempirvene le mani.
Scambiandovi i doni della terra, vi
sazierete di ricchezze rivelate.
Ma se lo scambio non avverrà in
amore e in benefica giustizia, farà gli uni avidi e gli altri affamati.” da “Il Profeta” (1923) di Gibran
Kahlil Gibran.
Un antico scritto cristiano del I secolo dice: “non allontanare chi ha bisogno, condividi
ogni cosa con tuo fratello e non dire che sono cose tue” (Didaché): nella sua
profonda semplicità è un invito alla condivisione, alla solidarietà, a
riconoscerci fratelli e a riconoscere ogni cosa come dono di Dio.
La Chiesa ci ricorda anche che: “La solidarietà universale, che è un fatto, per noi è non solo un
beneficio, ma altresì un dovere.” (Populorum
progressio, 1967) e che: “Nell'epoca della globalizzazione, l'attività
economica non può prescindere dalla gratuità, che dissemina e alimenta la
solidarietà e la responsabilità per la giustizia e il bene comune nei suoi vari
soggetti e attori. […] le forme economiche solidali, che trovano il loro
terreno migliore nella società civile senza ridursi ad essa, creano socialità.
Il mercato della gratuità non esiste e non si possono disporre per legge
atteggiamenti gratuiti. Eppure sia il mercato sia la politica hanno bisogno di
persone aperte al dono reciproco.” (Caritas
in Veritate, 2009)