lunedì 26 dicembre 2016

Vicenza, Primo gennaio 2017: Cammino di Pace

“La nonviolenza: stile di una politica per la Pace”
 
La diocesi organizza il consueto Cammino di Pace con il vescovo Beniamino


Domenica 1° gennaio 2017

alle 15.00 dal Villaggio SOS, viale Trieste, Vicenza

fino alla Cattedrale


Messaggio di papa Francesco per la celebrazione della

Giornata mondiale della Pace

venerdì 23 dicembre 2016

Storia di quattro candede

Quattro candele bruciavano e si consumavano lentamente.

La prima diceva: "Io sono la pace, ma gli uomini non mi vogliono: penso proprio che non mi resti altro da fare che spegnermi!". Così fu, e a poco a poco, la candela si lasciò spegnere completamente.

La seconda diceva: "Io sono la fede, purtroppo non servo quasi più a nulla. Gli uomini non ne vogliono sapere di me, e per questo non ha senso che io resti accesa!". Appena ebbe terminato di parlare, una leggera brezza soffiò su di lei e la spense.

Triste, la terza candela, a sua volta, disse: "Io sono l’amore, ma non ho la forza per continuare a rimanere accesa. Gli uomini troppe volte non mi considerano importante e preferiscono l'odio". E senza attendere oltre, la candela si lasciò spegnere.

Una bimba vide le tre candele spente e, impaurita per la semioscurità, disse: "Ma cosa fate! Voi dovete rimanere accese, io ho paura del buio!". E così dicendo scoppiò in lacrime.

Allora la quarta candela, impietositasi, disse: "Non temere, non piangere, bambina mia: finché io sarò accesa, potremo sempre riaccendere le altre tre candele: io sono la candela della speranza". 

 
Con gli occhi lucidi e gonfi di lacrime, la bimba prese la candela della speranza e riaccese le altre tre e non ebbe più paura.

"Che non si spenga mai la speranza dentro il tuo cuore, e che ciascuno di noi possa essere lo strumento, come quella bimba, capace in ogni momento, con la sua speranza, di riaccendere la fede, l'amore e la pace nel cuore di ogni donna e di ogni uomo".

Sieger Koder, Stammbaum Jesu [Albero genealogico di Gesù]

giovedì 15 dicembre 2016

La nonviolenza di Papa Francesco

dalla pagina http://www.azionenonviolenta.it/la-nonviolenza-papa-francesco/

14 dicembre 2016

Mao Valpiana
Non sembri strano che un’associazione laica come il Movimento Nonviolento plauda al documento che Papa Francesco ha redatto in preparazione della cinquantesima Giornata mondiale della Pace, che si celebra il primo gennaio 2017. Il messaggio “La nonviolenza: stile di una politica per la pace” ci pare un testo particolarmente significativo, che va oltre l’ambito cattolico, importante per i suoi contenuti e per l’autorevolezza della fonte.

Ripensiamo ora alle parole profetiche di Aldo Capitini, che nel libro In cammino per la pace, del 1961, scrisse: “Quando tra il popolo più umile, e tanto importante, dell’Italia si arrivasse a mettere il ritratto di Gandhi in chiesa tra i santi, avremmo quella riforma religiosa che l’Italia aspetta dal Millecento, da Gioacchino da Fiore”. Forse davvero un passo in quella direzione è stato compiuto.

Il testo non contiene novità dal punto di vista della teoria e della pratica della nonviolenza, ma il fatto che il Pontefice riconosca ad essa la supremazia e la indichi come mezzo per “guidare il modo in cui ci trattiamo gli uni gli altri nei rapporti interpersonali, in quelli sociali e in quelli internazionali”, e come “stile caratteristico delle nostre decisioni, delle nostre relazioni, delle nostre azioni, della politica in tutte le sue forme”, è un segno e un valore inestimabile.

Finalmente la nonviolenza viene intesa per quello che è: non semplice a-violenza, e non mera applicazione del metodo democratico, ma come forma efficace, rivoluzionaria, per rendere testimonianza alla verità. La nonviolenza è una forma avanzata di azione per risolvere i conflitti.

E’ assolutamente positiva la scelta di Francesco di sottolineare che il documento pontificio sulla nonviolenza fa riferimento alla nonviolenza specifica, attiva, gandhiana. Tra l’altro, e non è solo un’osservazione stilistica, finalmente in un documento ufficiale del Vaticano leggiamo il termine ‘nonviolenza’ scritto giustamente come una parola unica, così come voleva il fondatore del nostro movimento, Aldo Capitini, per dare il senso di una proposta costruttiva, in positivo e non solo come rinuncia alla violenza fisica. Gandhi la chiamava ‘satyagraha’, cioè ‘forza della verità’ proprio per dare l’idea di di una forza attiva, e non di una debolezza passiva. Ed è ‘cosa buona e giusta’ che il Papa nel documento si riferisca proprio alle origini storiche della nonviolenza politica: Mohandas Gandhi, Martin Luther King, e anche Abdul Khan, il cosiddetto ‘Gandhi’ musulmano che organizzò un corpo di volontari della nonviolenza, un vero e proprio esercito per la pace costituito da diecimila e più persone.

azionenonviolenta.it
Come ricorda Francesco, infatti, la nonviolenza è uno stile, l’arte di vivere, che deve permeare tutta la nostra esistenza. Non a caso il Papa, nelle prime righe del messaggio, si rivolge anche ai bambini e alle bambine e ricorda che la nonviolenza nasce dal cuore dell’uomo e deve giungere fino alla politica internazionale. E’ questa la grandissima novità del documento. La nonviolenza non più intesa come una via individuale di salvezza, ma come metodo politico di azione sociale e anche per i rapporti tra gli Stati. E questo significa rivedere tutte le politiche militari di quest’ultimo secolo che ci stanno portando drammaticamente alla Terza guerra mondiale a pezzi. E’ dunque un documento che, se preso sul serio, deve interpellare tutti perché contiene indicazioni pratiche di una novità rivoluzionaria che portano alla disobbedienza civile, all’obiezione di coscienza e al disarmo unilaterale, allo smantellamento della difesa armata per organizzare una difesa civile nonviolenta.

Non sappiamo a quali fonti, oltre a quella originale evangelica, si sia ispirato Francesco per redarre questo documento. Certamente possiamo riconoscervi tracce del pensiero dell’antropologo Renè Girard (La matrice sociale della violenza), del filosofo francese Jean Marie Muller (Il Vangelo della nonviolenza) e del filosofo della politica Giuliano Pontara (La personalità nonviolenta; L’antibarbarie; Teoria e pratica della nonviolenza), uno dei massimi studiosi della nonviolenza a livello internazionale.

Il Papa è una guida spirituale. A lui spetta il compito di indicare la via, poi sta a ciascuna persona, cattolica o laica, cristiana o atea, di qualsiasi altra fede o agnostica, accettare o meno il messaggio. Dopo questo documento, che si rivolge all’intera umanità, la nonviolenza non potrà più essere ignorata all’interno della Chiesa cattolica e da chi ad essa guarda con attenzione e partecipazione. Convertirsi alla nonviolenza è ora il programma cui tanti fedeli devono ispirarsi.
Mao Valpiana
presidente

leggi anche Giornata mondiale della Pace - 2017

martedì 13 dicembre 2016

"Dobbiamo smetterla di armare i terroristi"

dalle pagine:
https://gabbard.house.gov/news/press-releases/video-rep-tulsi-gabbard-introduces-legislation-stop-arming-terrorists
 
8 dicembre 2016. Tulsi Gabbard, rappresentante delle Hawaii alla Camera dei Rappresentanti USA, presenta una Legge per fermare il sostegno militare USA a gruppi terroristi.

"Signor Presidente, in base alla legge degli USA è illegale per lei o per me o per qualunque cittadino fornire qualunque tipo di assistenza ad al Qaeda, ISIS o qualunque altro gruppo terroristico. Se non rispettassimo questa legge, saremmo gettati in prigione. Ciononostante, il governo degli USA ha violato questa legge per anni, supportando direttamente e indirettamente alleati e partner di gruppi come al Qaeda e ISIS, con denaro, armi, informazioni di intelligence e altro supporto nella loro lotta per far cadere il Governo siriano. 

Un recente articolo sul New York Times conferma che gruppi di ribelli sostenuti dagli USA «hanno stretto alleanze sul campo di battaglia con affiliati di al Qaeda in Siria, già conosciuta come al Nusra». 

Un articolo del Wall Street Journal racconta che gruppi di ribelli «stanno rafforzando la loro alleanza con al Qaeda». Questa alleanza ha reso il termine "ribelli moderati" senza più senso.  

Dobbiamo fermare questa pazzia. Dobbiamo smetterla di armare terroristi

Oggi presento lo Stop Arming Terrorists Act [proposta di legge per fermare il sostegno militare a terroristi] per impedire che i dollari di chi paga le tasse vengano usati per sostenere dei terroristi".


Tulsi Gabbard, politica e militare statunitense, membro della Camera dei Rappresentanti per lo stato delle Hawaii, la prima donna "superdelegato" a sostenere Bernie Sanders durante le primarie del Partito Democratico statunitense del 2016.





Senatore USA Richard Black: ISIS usata come strumento da Arabia Saudita, USA e Turchia 

Secondo il Senatore repubblicano: "è inconcepibile che la coalizione guidata dagli USA non si sia accorta delle massicce truppe ISIS che si muovevano verso Palmira. [...] Sono rimasto sorpreso che l'ISIS abbia potuto attaccare Palmira: la distanza fra il territorio controllato da ISIS e Palmira è di circa 160km, di deserto. [...] Sfortunatamente, penso che sotto l'amministrazione Obama ci sia un grande coordinamento fra forze terroristiche e la coalizione guidata dagli USA".
Questo approccio molto selettivo nel combattere i terroristi porta a suggerire che la coalizione guidata dagli USA combatta i jihadisti solamente quando ciò non interferisce con i ristretti interessi dei suoi membri.
"L'ISIS è spesso usato come strumento tra Turchia e USA e finché sono utili a uno dei due sono protetti e quando non sono utili non vengono protetti". Secondo Black l'ISIS serve come "strumento di Turchia, Arabia Saudita, Qatar, USA e forze NATO... fin dall'inizio" del conflitto in Siria. 



leggi anche:

Giornata mondiale della Pace - 2017

dalla pagina https://w2.vatican.va/content/francesco/it/messages/peace/documents/papa-francesco_20161208_messaggio-l-giornata-mondiale-pace-2017.html 

MESSAGGIO DEL SANTO PADRE
FRANCESCO
PER LA CELEBRAZIONE DELLA
L GIORNATA MONDIALE DELLA PACE  
 
1° GENNAIO 2017

La nonviolenza: stile di una politica per la pace

1. All’inizio di questo nuovo anno porgo i miei sinceri auguri di pace ai popoli e alle nazioni del mondo, ai Capi di Stato e di Governo, nonché ai responsabili delle comunità religiose e delle varie espressioni della società civile. Auguro pace ad ogni uomo, donna, bambino e bambina e prego affinché l’immagine e la somiglianza di Dio in ogni persona ci consentano di riconoscerci a vicenda come doni sacri dotati di una dignità immensa. Soprattutto nelle situazioni di conflitto, rispettiamo questa «dignità più profonda»[1] e facciamo della nonviolenza attiva il nostro stile di vita.
Questo è il Messaggio per la 50ª Giornata Mondiale della Pace. Nel primo, il beato Papa Paolo VI si rivolse a tutti i popoli, non solo ai cattolici, con parole inequivocabili: «E’ finalmente emerso chiarissimo che la pace è l’unica e vera linea dell’umano progresso (non le tensioni di ambiziosi nazionalismi, non le conquiste violente, non le repressioni apportatrici di falso ordine civile)». Metteva in guardia dal «pericolo di credere che le controversie internazionali non siano risolvibili per le vie della ragione, cioè delle trattative fondate sul diritto, la giustizia, l’equità, ma solo per quelle delle forze deterrenti e micidiali». Al contrario, citando la Pacem in terris del suo predecessore san Giovanni XXIII, esaltava «il senso e l’amore della pace fondata sulla verità, sulla giustizia, sulla libertà, sull’amore».[2] Colpisce l’attualità di queste parole, che oggi non sono meno importanti e pressanti di cinquant’anni fa.
In questa occasione desidero soffermarmi sulla nonviolenza come stile di una politica di pace e chiedo a Dio di aiutare tutti noi ad attingere alla nonviolenza nelle profondità dei nostri sentimenti e valori personali. Che siano la carità e la nonviolenza a guidare il modo in cui ci trattiamo gli uni gli altri nei rapporti interpersonali, in quelli sociali e in quelli internazionali. Quando sanno resistere alla tentazione della vendetta, le vittime della violenza possono essere i protagonisti più credibili di processi nonviolenti di costruzione della pace. Dal livello locale e quotidiano fino a quello dell’ordine mondiale, possa la nonviolenza diventare lo stile caratteristico delle nostre decisioni, delle nostre relazioni, delle nostre azioni, della politica in tutte le sue forme.

Un mondo frantumato
2. Il secolo scorso è stato devastato da due guerre mondiali micidiali, ha conosciuto la minaccia della guerra nucleare e un gran numero di altri conflitti, mentre oggi purtroppo siamo alle prese con una terribile guerra mondiale a pezzi. Non è facile sapere se il mondo attualmente sia più o meno violento di quanto lo fosse ieri, né se i moderni mezzi di comunicazione e la mobilità che caratterizza la nostra epoca ci rendano più consapevoli della violenza o più assuefatti ad essa.
In ogni caso, questa violenza che si esercita “a pezzi”, in modi e a livelli diversi, provoca enormi sofferenze di cui siamo ben consapevoli: guerre in diversi Paesi e continenti; terrorismo, criminalità e attacchi armati imprevedibili; gli abusi subiti dai migranti e dalle vittime della tratta; la devastazione dell’ambiente. A che scopo? La violenza permette di raggiungere obiettivi di valore duraturo? Tutto quello che ottiene non è forse di scatenare rappresaglie e spirali di conflitti letali che recano benefici solo a pochi “signori della guerra”?
La violenza non è la cura per il nostro mondo frantumato. Rispondere alla violenza con la violenza conduce, nella migliore delle ipotesi, a migrazioni forzate e a immani sofferenze, poiché grandi quantità di risorse sono destinate a scopi militari e sottratte alle esigenze quotidiane dei giovani, delle famiglie in difficoltà, degli anziani, dei malati, della grande maggioranza degli abitanti del mondo. Nel peggiore dei casi, può portare alla morte, fisica e spirituale, di molti, se non addirittura di tutti.

La Buona Notizia
3. Anche Gesù visse in tempi di violenza. Egli insegnò che il vero campo di battaglia, in cui si affrontano la violenza e la pace, è il cuore umano: «Dal di dentro infatti, cioè dal cuore degli uomini, escono le intenzioni cattive» (Mc 7,21). Ma il messaggio di Cristo, di fronte a questa realtà, offre la risposta radicalmente positiva: Egli predicò instancabilmente l’amore incondizionato di Dio che accoglie e perdona e insegnò ai suoi discepoli ad amare i nemici (cfr Mt 5,44) e a porgere l’altra guancia (cfr Mt 5,39). Quando impedì a coloro che accusavano l’adultera di lapidarla (cfr Gv 8,1-11) e quando, la notte prima di morire, disse a Pietro di rimettere la spada nel fodero (cfr Mt 26,52), Gesù tracciò la via della nonviolenza, che ha percorso fino alla fine, fino alla croce, mediante la quale ha realizzato la pace e distrutto l’inimicizia (cfr Ef 2,14-16). Perciò, chi accoglie la Buona Notizia di Gesù, sa riconoscere la violenza che porta in sé e si lascia guarire dalla misericordia di Dio, diventando così a sua volta strumento di riconciliazione, secondo l’esortazione di san Francesco d’Assisi: «La pace che annunziate con la bocca, abbiatela ancor più copiosa nei vostri cuori».[3]
Essere veri discepoli di Gesù oggi significa aderire anche alla sua proposta di nonviolenza. Essa – come ha affermato il mio predecessore Benedetto XVI – «è realistica, perché tiene conto che nel mondo c’è troppa violenza, troppa ingiustizia, e dunque non si può superare questa situazione se non contrapponendo un di più di amore, un di più di bontà. Questo “di più” viene da Dio».[4] Ed egli aggiungeva con grande forza: «La nonviolenza per i cristiani non è un mero comportamento tattico, bensì un modo di essere della persona, l’atteggiamento di chi è così convinto dell’amore di Dio e della sua potenza, che non ha paura di affrontare il male con le sole armi dell’amore e della verità. L’amore del nemico costituisce il nucleo della “rivoluzione cristiana”».[5] Giustamente il vangelo dell’amate i vostri nemici (cfr Lc 6,27) viene considerato «la magna charta della nonviolenza cristiana»: esso non consiste «nell’arrendersi al male […] ma nel rispondere al male con il bene (cfr Rm 12,17-21), spezzando in tal modo la catena dell’ingiustizia».[6]

Più potente della violenza
4. La nonviolenza è talvolta intesa nel senso di resa, disimpegno e passività, ma in realtà non è così. Quando Madre Teresa ricevette il premio Nobel per la Pace nel 1979, dichiarò chiaramente il suo messaggio di nonviolenza attiva: «Nella nostra famiglia non abbiamo bisogno di bombe e di armi, di distruggere per portare pace, ma solo di stare insieme, di amarci gli uni gli altri […] E potremo superare tutto il male che c’è nel mondo».[7] Perché la forza delle armi è ingannevole. «Mentre i trafficanti di armi fanno il loro lavoro, ci sono i poveri operatori di pace che soltanto per aiutare una persona, un’altra, un’altra, un’altra, danno la vita»; per questi operatori di pace, Madre Teresa è «un simbolo, un’icona dei nostri tempi».[8] Nello scorso mese di settembre ho avuto la grande gioia di proclamarla Santa. Ho elogiato la sua disponibilità verso tutti attraverso «l’accoglienza e la difesa della vita umana, quella non nata e quella abbandonata e scartata. […] Si è chinata sulle persone sfinite, lasciate morire ai margini delle strade, riconoscendo la dignità che Dio aveva loro dato; ha fatto sentire la sua voce ai potenti della terra, perché riconoscessero le loro colpe dinanzi ai crimini – dinanzi ai crimini! – della povertà creata da loro stessi».[9] In risposta, la sua missione – e in questo rappresenta migliaia, anzi milioni di persone – è andare incontro alle vittime con generosità e dedizione, toccando e fasciando ogni corpo ferito, guarendo ogni vita spezzata.
La nonviolenza praticata con decisione e coerenza ha prodotto risultati impressionanti. I successi ottenuti dal Mahatma Gandhi e Khan Abdul Ghaffar Khan nella liberazione dell’India, e da Martin Luther King Jr contro la discriminazione razziale non saranno mai dimenticati. Le donne, in particolare, sono spesso leader di nonviolenza, come, ad esempio, Leymah Gbowee e migliaia di donne liberiane, che hanno organizzato incontri di preghiera e protesta nonviolenta (pray-ins) ottenendo negoziati di alto livello per la conclusione della seconda guerra civile in Liberia.
Né possiamo dimenticare il decennio epocale conclusosi con la caduta dei regimi comunisti in Europa. Le comunità cristiane hanno dato il loro contributo con la preghiera insistente e l’azione coraggiosa. Speciale influenza hanno esercitato il ministero e il magistero di san Giovanni Paolo II. Riflettendo sugli avvenimenti del 1989 nell’Enciclica Centesimus annus (1991), il mio predecessore evidenziava che un cambiamento epocale nella vita dei popoli, delle nazioni e degli Stati si realizza «mediante una lotta pacifica, che fa uso delle sole armi della verità e della giustizia».[10] Questo percorso di transizione politica verso la pace è stato reso possibile in parte «dall’impegno non violento di uomini che, mentre si sono sempre rifiutati di cedere al potere della forza, hanno saputo trovare di volta in volta forme efficaci per rendere testimonianza alla verità». E concludeva: «Che gli uomini imparino a lottare per la giustizia senza violenza, rinunciando alla lotta di classe nelle controversie interne ed alla guerra in quelle internazionali».[11]
La Chiesa si è impegnata per l’attuazione di strategie nonviolente di promozione della pace in molti Paesi, sollecitando persino gli attori più violenti in sforzi per costruire una pace giusta e duratura.
Questo impegno a favore delle vittime dell’ingiustizia e della violenza non è un patrimonio esclusivo della Chiesa Cattolica, ma è proprio di molte tradizioni religiose, per le quali «la compassione e la nonviolenza sono essenziali e indicano la via della vita».[12] Lo ribadisco con forza: «Nessuna religione è terrorista».[13] La violenza è una profanazione del nome di Dio.[14] Non stanchiamoci mai di ripeterlo: «Mai il nome di Dio può giustificare la violenza. Solo la pace è santa. Solo la pace è santa, non la guerra!».[15]

La radice domestica di una politica nonviolenta
5. Se l’origine da cui scaturisce la violenza è il cuore degli uomini, allora è fondamentale percorrere il sentiero della nonviolenza in primo luogo all’interno della famiglia. È una componente di quella gioia dell’amore che ho presentato nello scorso marzo nell’Esortazione apostolica Amoris laetitia, a conclusione di due anni di riflessione da parte della Chiesa sul matrimonio e la famiglia. La famiglia è l’indispensabile crogiolo attraverso il quale coniugi, genitori e figli, fratelli e sorelle imparano a comunicare e a prendersi cura gli uni degli altri in modo disinteressato, e dove gli attriti o addirittura i conflitti devono essere superati non con la forza, ma con il dialogo, il rispetto, la ricerca del bene dell’altro, la misericordia e il perdono.[16] Dall’interno della famiglia la gioia dell’amore si propaga nel mondo e si irradia in tutta la società.[17] D’altronde, un’etica di fraternità e di coesistenza pacifica tra le persone e tra i popoli non può basarsi sulla logica della paura, della violenza e della chiusura, ma sulla responsabilità, sul rispetto e sul dialogo sincero. In questo senso, rivolgo un appello in favore del disarmo, nonché della proibizione e dell’abolizione delle armi nucleari: la deterrenza nucleare e la minaccia della distruzione reciproca assicurata non possono fondare questo tipo di etica.[18] Con uguale urgenza supplico che si arrestino la violenza domestica e gli abusi su donne e bambini.
Il Giubileo della Misericordia, conclusosi nel novembre scorso, è stato un invito a guardare nelle profondità del nostro cuore e a lasciarvi entrare la misericordia di Dio. L’anno giubilare ci ha fatto prendere coscienza di quanto numerosi e diversi siano le persone e i gruppi sociali che vengono trattati con indifferenza, sono vittime di ingiustizia e subiscono violenza. Essi fanno parte della nostra “famiglia”, sono nostri fratelli e sorelle. Per questo le politiche di nonviolenza devono cominciare tra le mura di casa per poi diffondersi all’intera famiglia umana. «L’esempio di santa Teresa di Gesù Bambino ci invita alla pratica della piccola via dell’amore, a non perdere l’opportunità di una parola gentile, di un sorriso, di qualsiasi piccolo gesto che semini pace e amicizia. Una ecologia integrale è fatta anche di semplici gesti quotidiani nei quali spezziamo la logica della violenza, dello sfruttamento, dell’egoismo».[19]

Il mio invito
6. La costruzione della pace mediante la nonviolenza attiva è elemento necessario e coerente con i continui sforzi della Chiesa per limitare l’uso della forza attraverso le norme morali, mediante la sua partecipazione ai lavori delle istituzioni internazionali e grazie al contributo competente di tanti cristiani all’elaborazione della legislazione a tutti i livelli. Gesù stesso ci offre un “manuale” di questa strategia di costruzione della pace nel cosiddetto Discorso della montagna. Le otto Beatitudini (cfr Mt 5,3-10) tracciano il profilo della persona che possiamo definire beata, buona e autentica. Beati i miti – dice Gesù –, i misericordiosi, gli operatori di pace, i puri di cuore, coloro che hanno fame e sete di giustizia.
Questo è anche un programma e una sfida per i leader politici e religiosi, per i responsabili delle istituzioni internazionali e i dirigenti delle imprese e dei media di tutto il mondo: applicare le Beatitudini nel modo in cui esercitano le proprie responsabilità. Una sfida a costruire la società, la comunità o l’impresa di cui sono responsabili con lo stile degli operatori di pace; a dare prova di misericordia rifiutando di scartare le persone, danneggiare l’ambiente e voler vincere ad ogni costo. Questo richiede la disponibilità «di sopportare il conflitto, risolverlo e trasformarlo in un anello di collegamento di un nuovo processo».[20] Operare in questo modo significa scegliere la solidarietà come stile per fare la storia e costruire l’amicizia sociale. La nonviolenza attiva è un modo per mostrare che davvero l’unità è più potente e più feconda del conflitto. Tutto nel mondo è intimamente connesso.[21] Certo, può accadere che le differenze generino attriti: affrontiamoli in maniera costruttiva e nonviolenta, così che «le tensioni e gli opposti [possano] raggiungere una pluriforme unità che genera nuova vita», conservando «le preziose potenzialità delle polarità in contrasto».[22]
Assicuro che la Chiesa Cattolica accompagnerà ogni tentativo di costruzione della pace anche attraverso la nonviolenza attiva e creativa. Il 1° gennaio 2017 vede la luce il nuovo Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale, che aiuterà la Chiesa a promuovere in modo sempre più efficace «i beni incommensurabili della giustizia, della pace e della salvaguardia del creato» e della sollecitudine verso i migranti, «i bisognosi, gli ammalati e gli esclusi, gli emarginati e le vittime dei conflitti armati e delle catastrofi naturali, i carcerati, i disoccupati e le vittime di qualunque forma di schiavitù e di tortura».[23] Ogni azione in questa direzione, per quanto modesta, contribuisce a costruire un mondo libero dalla violenza, primo passo verso la giustizia e la pace.

In conclusione
7. Come da tradizione, firmo questo Messaggio l’8 dicembre, festa dell’Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria. Maria è la Regina della Pace. Alla nascita di suo Figlio, gli angeli glorificavano Dio e auguravano pace in terra agli uomini e donne di buona volontà (cfr Lc 2,14). Chiediamo alla Vergine di farci da guida.
«Tutti desideriamo la pace; tante persone la costruiscono ogni giorno con piccoli gesti e molti soffrono e sopportano pazientemente la fatica di tanti tentativi per costruirla».[24] Nel 2017, impegniamoci, con la preghiera e con l’azione, a diventare persone che hanno bandito dal loro cuore, dalle loro parole e dai loro gesti la violenza, e a costruire comunità nonviolente, che si prendono cura della casa comune. «Niente è impossibile se ci rivolgiamo a Dio nella preghiera. Tutti possono essere artigiani di pace».[25]

Dal Vaticano, 8 dicembre 2016

Francesco


[3] «Leggenda dei tre compagni»: Fonti Francescane, n. 1469.
[4] Angelus, 18 febbraio 2007.
[7] Madre Teresa, Discorso per il Premio Nobel, 11 dicembre 1979.
[8] Meditazione “La strada della pace”, Cappella della Domus Sanctae Marthae, 19 novembre 2015.
[10] N. 23.
[11] Ibid.
[15] Discorso, Assisi, 20 settembre 2016.
[16] Cfr Esort. ap. postsin. Amoris laetitia, 90-130.
[24] Regina Caeli, Betlemme, 25 maggio 2014.
[25] Appello, Assisi, 20 settembre 2016.

lunedì 12 dicembre 2016

La finanza etica riceve il riconoscimento legislativo

dalla pagina http://www.valori.it/finanza-etica/finanza-etica-definita-per-legge-15844.html

Approvata la legge:
la finanza etica è nero su bianco
La notizia è la fresca approvazione in Senato di una legge in cui si stabiliscono le caratteristiche degli “operatori bancari di finanza etica e sostenibile”. Una legge di cui approfondiamo termini e scenario su Valori di questo mese, andato in stampa quando però si temeva di dover attendere più a lungo perché si concludesse l’iter parlamentare; una legge di cui abbiamo parlato direttamente anche con Giulio Marcon, primo firmatario dell’emendamento oggi inserito nella Legge di bilancio.

Il provvedimento, passato a grandissima maggioranza – cosa di per sé significativa -, definisce esplicitamente una distinzione tra le banche etiche e il sistema bancario tradizionale, affermando tale differenza nero su bianco, indicandone i caratteri virtuosi:

Finanza etica e sostenibile
Sono operatori bancari di finanza etica e sostenibile le banche che conformano la propria attività ai seguenti principi:
a. valutano i finanziamenti erogati a persone giuridiche secondo standard di rating etico internazionalmente riconosciuti, con particolare attenzione all’impatto sociale e ambientale;
b. danno evidenza pubblica, almeno annualmente, anche via web, dei finanziamenti erogati di cui alla lettera a), tenuto conto delle vigenti normative a tutela della riservatezza dei dati personali;
c. dedicano almeno il 20 per cento del proprio portafoglio di crediti a organizzazioni senza scopo di lucro o a imprese sociali con personalità giuridica, come definite dalla normativa vigente;
d. non distribuiscono profitti e li reinvestono nella propria attività;
e. adottano un sistema di governance e un modello organizzativo a forte orientamento democratico e partecipativo, caratterizzato da un azionariato diffuso;
f. adottano politiche retributive tese a contenere al massimo la differenza tra la remunerazione maggiore e quella media della banca, il cui rapporto comunque non può superare il valore di 5.

Nella legge diverse specifiche. Tra cui un sostegno economico concreto, erogato tramite una parziale detassazione degli utili destinati all’incremento del capitale proprio; e l’indicazione che i vertici di una banca che sia etica non possano guadagnare cinque volte di più di quanto sia la retribuzione media dei dipendenti.

Naturale la soddisfazione di Banca Popolare Etica, e del suo presidente Ugo Biggeri in particolare: «È importante che vi sia il riconoscimento legislativo del valore sociale e ambientale, oltre che economico e finanziario, della finanza etica. Ed è confortante osservare che su di esso – pur nella complessità della situazione attuale – tutte le forze politiche abbiano trovato accordo. ​ Questa misura​ rappresenta una significativa novità anche in Europa e nello scenario internazionale, dove legislatori e regolatori tanto si stanno spendendo per definire il migliore assetto di regole del mondo bancario e finanziario».

domenica 11 dicembre 2016

Italia 2017: 64 milioni di Euro al giorno per la Difesa...

dalle pagine:

L’Italia nel 2017 spenderà per le forze armate almeno 23,4 miliardi di euro (64 milioni al giorno)°°, più di quanto previsto. Quasi un quarto della spesa, 5,6 miliardi (+10 per cento rispetto al 2016) andrà in nuovi armamenti (altri sette F-35, una seconda portaerei, nuovi carri armati ed elicotteri da attacco) pagati in maggioranza dal ministero dello Sviluppo economico, che il prossimo anno destinerà al comparto difesa l’86 per cento dei suoi investimenti a sostegno dell’industria italiana. Nell’ultimo decennio le spese militari italiane sono cresciute del 21 per cento – del 4,3 per cento in valori reali – salendo dall’1,2 all’1,4 per cento del pil.

Sono alcune delle anticipazioni del primo rapporto annuale di Mil€x, il neonato Osservatorio sulle spese militari italiane, presentate mercoledì alla Camera dai due promotori del progetto ed esperti in materia, il giornalista (e collaboratore del Fatto) Enrico Piovesana e il ricercatore Francesco Vignarca
Il rapporto integrale sarà pubblicato a gennaio, dopo l’approvazione degli stanziamenti definitivi nella Legge di Bilancio. [...]

I dati Mil€x di spesa militare per il 2017
 
leggi anche In Italia si spendono ogni ora 2,5 milioni per la Difesa

[2,5 milioni ogni ora nel 2016 e 2,7 milioni ogni ora nel 2017...]