domenica 14 settembre 2014

Omelia di papa Francesco a Redipuglia

SANTA MESSA
OMELIA DEL SANTO PADRE FRANCESCO
Sacrario Militare di Redipuglia
Sabato, 13 settembre 2014

Dopo aver contemplato la bellezza del paesaggio di tutta questa zona, dove uomini e donne lavorano portando avanti la loro famiglia, dove i bambini giocano e gli anziani sognano… trovandomi qui, in questo luogo, vicino a questo cimitero, trovo da dire soltanto: la guerra è una follia.
Mentre Dio porta avanti la sua creazione, e noi uomini siamo chiamati a collaborare alla sua opera, la guerra distrugge. Distrugge anche ciò che Dio ha creato di più bello: l’essere umano. La guerra stravolge tutto, anche il legame tra i fratelli. La guerra è folle, il suo piano di sviluppo è la distruzione: volersi sviluppare mediante la distruzione!
La cupidigia, l’intolleranza, l’ambizione al potere… sono motivi che spingono avanti la decisione bellica, e questi motivi sono spesso giustificati da un’ideologia; ma prima c’è la passione, c’è l’impulso distorto. L’ideologia è una giustificazione, e quando non c’è un’ideologia, c’è la risposta di Caino: “A me che importa?”. «Sono forse io il custode di mio fratello?» (Gen 4,9). La guerra non guarda in faccia a nessuno: vecchi, bambini, mamme, papà… “A me che importa?”.
Sopra l’ingresso di questo cimitero, aleggia il motto beffardo della guerra: “A me che importa?”. Tutte queste persone, che riposano qui, avevano i loro progetti, avevano i loro sogni…, ma le loro vite sono state spezzate. Perché? Perché l’umanità ha detto: “A me che importa?”.
Anche oggi, dopo il secondo fallimento di un’altra guerra mondiale, forse si può parlare di una terza guerra combattuta “a pezzi”, con crimini, massacri, distruzioni…
Ad essere onesti, la prima pagina dei giornali dovrebbe avere come titolo: “A me che importa?”. Caino direbbe: «Sono forse io il custode di mio fratello?».
Questo atteggiamento è esattamente l’opposto di quello che ci chiede Gesù nel Vangelo. Abbiamo ascoltato: Lui è nel più piccolo dei fratelli: Lui, il Re, il Giudice del mondo, Lui è l’affamato, l’assetato, il forestiero, l’ammalato, il carcerato… Chi si prende cura del fratello, entra nella gioia del Signore; chi invece non lo fa, chi con le sue omissioni dice: “A me che importa?”, rimane fuori.
Qui e nell’altro cimitero ci sono tante vittime. Oggi noi le ricordiamo. C’è il pianto, c’è il lutto, c’è il dolore. E da qui ricordiamo le vittime di tutte le guerre.
Anche oggi le vittime sono tante… Come è possibile questo? E’ possibile perché anche oggi dietro le quinte ci sono interessi, piani geopolitici, avidità di denaro e di potere, c’è l’industria delle armi, che sembra essere tanto importante!
E questi pianificatori del terrore, questi organizzatori dello scontro, come pure gli imprenditori delle armi, hanno scritto nel cuore: “A me che importa?”.
E’ proprio dei saggi riconoscere gli errori, provarne dolore, pentirsi, chiedere perdono e piangere.
Con quel “A me che importa?” che hanno nel cuore gli affaristi della guerra, forse guadagnano tanto, ma il loro cuore corrotto ha perso la capacità di piangere. Caino non ha pianto. Non ha potuto piangere. L’ombra di Caino ci ricopre oggi qui, in questo cimitero. Si vede qui. Si vede nella storia che va dal 1914 fino ai nostri giorni. E si vede anche nei nostri giorni.
Con cuore di figlio, di fratello, di padre, chiedo a tutti voi e per tutti noi la conversione del cuore: passare da “A me che importa?”, al pianto. Per tutti i caduti della “inutile strage”, per tutte le vittime della follia della guerra, in ogni tempo. Il pianto. Fratelli, l’umanità ha bisogno di piangere, e questa è l’ora del pianto.


giovedì 11 settembre 2014

11 Settembre 2001

dalla pagina http://presenzalongare.blogspot.it/2014/09/11-settembre-2001.html

Ad ogni anniversario dell'11 settembre 2001 tutti ricordiamo le oltre 3000 vittime dei tragici eventi di quel giorno, i loro familiari e amici, i sopravvissuti.
Forse non tutti sappiamo dei malati cronici e dei successivi morti (fra cui molti vigili del fuoco e poliziotti di New York) a seguito della inalazione di polveri sottili, amianto e altre sostanze, sviluppatesi durante il crollo delle Torri Gemelle, la mattina, e dell'Edificio 7 il pomeriggio; pochi sanno o ricordano quest'ultimo edificio, il WTC-7, non colpito da alcun aereo.

Perlopiù si tace invece sul fatto che un gruppo di familiari delle vittime, assieme e qualche decina di migliaia di persone negli Stati Uniti e sparse per il mondo, continuano a chiedere una commissione di inchiesta che faccia luce su molti aspetti ancora oscuri dei molteplici e collegati eventi di quella giornata.

La guerra al terrorismo che è seguita a quei fatti conta migliaia di militari morti (oltre 6mila dell'esercito USA), un totale di oltre 34mila combattenti sui vari fronti, oltre un milione di civili uccisi; a queste orribili cifre si aggiungono le ferite fisiche e psicologiche di milioni di persone in diversi Paesi del mondo, e lo stillicidio di morte e devastazione che ancora pervade il Vicino Oriente e minaccia di dilagare. Solo dopo molti anni dal 2001 abbiamo iniziato a sentire che la guerra in Iraq fu una guerra sbagliata (come se qualche guerra potesse essere giusta: dalla Pacem in terris in poi sappiamo che non è mai così).

[...]

giovedì 4 settembre 2014

gusti Berici 2014

gustiBerici 2014

6-7-8 settembre a Lumignano, Vicenza

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8ª edizione - 2014

 
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